Il Csi per il mondo con il volontariato sportivo internazionale
Niente villaggio turistico, niente agriturismo, niente ombrellone o passeggiate a cavallo o in montagna. Tra di voi, c’è qualcuno che ha voglia di prendere un aereo, di farsi alcune ore di viaggio per raggiungere Haiti, volare in Albania oppure in un altro Paese in via di sviluppo? Passando intere giornate a far giocare e divertire ragazzi e bambini? Bisogna essere dei “matti” per essere interessati ad un cosa del genere? Assolutamente no. Bisogna invece essere sani “nella testa e nel cuore”. Bisogna essere convinti che “fare del bene rende felici”. Bisogna avere voglia di vivere esperienze “vere e forti” che segnano la nostra vita in modo indelebile. Occorre avere dentro il desiderio di non accontentarsi del grigiore e della mediocrità della società del nostro tempo. Come bagaglio solo uno zaino e un pallone, con la massima disponibilità a dare una mano al Csi nel mondo adattandosi a standard di “comfort” ben diversi dai nostri occidentali (in questi Paesi dal mangiare al dormire, è tutta un’avventura). Tanti giovani hanno già vissuto quest’esperienza.
Avete mai pensato di fare il volontario sportivo internazionale? Tra di voi c’è qualcuno che ha voglia di trascorrere la prossima estate le ferie in maniera originale?
Niente villaggio turistico, niente
agriturismo, niente ombrellone o passeggiate a cavallo o in montagna. Tra di
voi, c’è qualcuno che ha voglia di prendere un aereo, di farsi alcune ore di
viaggio per raggiungere Haiti, volare in Albania oppure in un altro Paese in
via di sviluppo? Passando intere giornate a far giocare e divertire ragazzi e
bambini? Bisogna essere dei “matti” per essere interessati ad un cosa del
genere? Assolutamente no. Bisogna invece essere sani “nella testa e nel cuore”.
Bisogna essere convinti che “fare del bene rende felici”. Bisogna avere voglia
di vivere esperienze “vere e forti” che segnano la nostra vita in modo
indelebile. Occorre avere dentro il desiderio di non accontentarsi del grigiore
e della mediocrità della società del nostro tempo. Come bagaglio solo uno zaino
e un pallone, con la massima disponibilità a dare una mano al Csi nel mondo
adattandosi a standard di “comfort” ben diversi dai nostri occidentali (in
questi Paesi dal mangiare al dormire, è tutta un’avventura). Tanti giovani
hanno già vissuto quest’esperienza.
Alberto allena i bambini nell’oratorio del Vittoria a Milano e ha passato ad
Haiti le scorse due estati. Federica 19 anni, gioca a pallone nell’Agrate
calcio femminile ed ha vissuto la stessa esperienza. Savio, 18 anni, abita a
Bari ed è tornato a casa entusiasta dal suo primo viaggio come “volontario
sportivo internazionale”.
Ragazzi che, insieme ad altri volontari, hanno anche avuto dei riconoscimenti
ufficiali dal Coni, ricevendo un mandato ad incidere sui propri coetanei,
diffondendo nelle scuole e negli oratori i valori dello sport, veicolando
l’importanza della sua diffusione a livello sociale, con un impegno che va
oltre il risultato agonistico. Proviamo allora a rilanciare quest’idea così
affascinante quanto molto semplice. Lo sport nei Paesi in via di sviluppo
moltiplica le sue potenzialità educative. Non si può spiegare a parole quanto
“bene” può fare un “pallone che rotola” in Paesi dove non c’è nulla o quasi.
Non si può spiegare a parole la felicità che sa regalare lo sport: un piccolo
torneo, una muta di maglie, un corso per allenatori, una giornata di animazione
sportiva nei cosiddetti Paesi del terzo o quarto mondo. Per comprenderlo
bisogna viverlo di persona. Noi siamo convinti che nelle società sportive di
base ci siano tante persone che hanno nella “testa e nel cuore” la
disponibilità per vivere un’esperienza come questa. Un’esperienza alla portata
di tutti, anche per quelli che si sentono “giovani dentro”.
Daniele, passati da poco i 30 anni, ha gettato le basi per aprire il Csi in Albania. Maurizio, 50 anni, dirigente di una società sportiva d’oratorio, è stato a Scutari due volte. Massimo, dirigente di banca, ha mollato tutto per due mesi (ferie arretrate) per “allenare” ad Haiti. Chiediamo ad ogni dirigente di società sportiva di parlare ai suoi “ragazzi” di queste opportunità. Questa estate si partirà per Haiti, dal 26 luglio al 17 agosto e pressoché negli stessi giorni per l’Albania. Il sogno è quello di aprire il Csi in vari Paesi nel mondo. La strada è aperta. Non resta che continuare a camminare.